Solo dalla unificazione
di passato e presente
sorge la dimensione unitaria
di un presente perenne,
a cui l'anima aspira
Hermann Broch
Il museo - scrive il prof. M.Pirovano, che ne è
il conservatore - raccoglie oggetti, testimonianze orali, immagini
e documenti scritti, indispensabili per studiare e far conoscere pratiche,
saperi, relazioni sociali e atteggiamenti mentali degli uomini e delle
donne vissuti nel territorio della Brianza storica, una regione collinare
in buona parte compresa nelle provincia di Lecco, a ridosso del Lago
di Como e delle Prealpi.
Perciò il museo, oltre a conservare oggetti come testimonianza
del loro contesto sociale e culturale, è impegnato a curare la
documentazione del passato e della sua memoria, attraverso fotografie,
filmati, registrazioni sonore, che almeno in parte si ritrovano nel
percorso delle sale.
Gli allestimenti museali, disposti nei vari piani, riguardano: bachicoltura,
coltivazione del granoturco, viticoltura, vinificazione, fienagione,
la stalla, i trasporti e il flauto di Pan.
Lo spazio espositivo del museo è di circa 600mq, ricavato
in un edificio rurale acquistato dal Parco nel 1991 e successivamente
ristrutturato nel nucleo tardo-medioevale di Camporeso,
in comune di Galbiate; Camporeso è un borgo attestato a partire
dal Trecento e posto all'inizio di una piana un tempo attivamente coltivata.
Fanno corona terrazzamenti che testimoniano il lavoro contadino e la
particolare attitudine vinifera del sito nei secoli scorsi.
Il museo [aperto al pubblico nei giorni di martedì,
mercoledì e venerdì (mattina); sabato e domenica (mattina
e pomeriggio)] intende valorizzare le emergenze di interesse
etnografico situate anche nei pressi della sede e nel territorio circostante
con percorsi guidati che permettano al visitatore di conoscere quel
che rimane del lavoro e della cultura tradizionali (attività,
colture, manufatti, parti del paesaggio e edifici).
Il recente impianto di ulivi e di gelsi e la reintroduzione di alcuni
vigneti, sono un segno evidente dell'interesse dell'Ente Parco per il
recupero del paesaggio agrario di Camporeso.
Nei pressi di Camporeso è da tempo conosciuta una località
del tutto peculiare per la particolare eco, l'eco di Camporeso
appunto, chiamato anche Eco della Brianza o Eco di Galbiate,
di cui parlò per primo Carlo Redaelli, nel 1825: Si
è dal fabbricato che trovasi su di quella altura, che offresi
un'eco singolarissima. 'Se cominciar a dire ella
non puote / replica il tutto né'l parlar confonde'.
(Anguillara).
Se ne occupò anche Cesare Cantù: presso Galbiate
è un'Eco dei più mirabili, giacché risponde fin
14 sillabe. E deh quanta varietà di viva e di mori replicò!
Quante sciocchezze!
Infine Piero Gadda Conti, nel 1966 scrive: In fatto di
escursioni da Galbiate, dove trascorsi quasi trenta autunni della mia
vita, quella principale, classica, era salita al Monte Barro, quando
per andarci c'era solo una mulattiera. La più modesta era quella
all'Eco della Brianza.
Questa famosa eco riesce (a recitarle un po' in fretta
) a rimandarti
nitidamente sedici sillabe, e la tradizione vuole che Alessandro Manzoni
(che fu a balia presso Galbiate, nella Cascina detta ancor oggi "La
Manzona") abbia composto a questo scopo il seguente distico: "Ripeti
pace e abbondanza / eco della mia Brianza". Io consiglio,
però, di accontentarvi di un endecasillabo, e di sceglierlo bene:
questi due ottonari sono, infatti, così difettosi che non li
credo affatto del Manzoni.
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