Introduzione

Il Monte Barro, interamente compreso nell'omonimo parco regionale, si trova presso Lecco, a sud ovest delle Grigne ed è delimitato dall'estremità orientale del Lago di Como, dal lago di Annone, dal lago di Garlate e dalla sella di Galbiate: si tratta di un rilievo calcareo-dolomitico alto 922m, completamente isolato dai monti circostanti e direttamente affacciato sull'alta pianura, costituisce un vero avamposto delle Prealpi Lombarde verso la Pianura Padana. Il parco è un Sito di Importanza Comunitaria, ossia una delle aree europee ritenute di maggior importanza per la conservazione della natura.

Carta d'identità del parco

Data di nascita

16 settembre 1983

Residenza

Provincia di Lecco

Piano del Parco

Legge Regionale 16 marzo 1991, n.7

Individuazione del Parco Naturale secondo la legge 394/91

Legge Regionale 19 novembre 2002, n.62

Ente gestore

Consorzio tra i Comuni di Galbiate, Garlate, Lecco, Malgrate, Oggiono, Pescate e Valmadrera, la Comunità Montana del Lario orientale e la Provincia di Lecco

Sede

22043 Galbiate (LC), frazione Camporeso.
tel. 0341.542266, fax 0341.240216

Superficie

665 ha

Altitudine

da 200 a 922 m s.l.m.

Specie di funghi censite

circa 300

Specie di piante censite

circa 1200

Specie animali censite

circa 1000

Principali luoghi di interesse

1. EREMO. In questa località, ove sorge la chiesa tardo gotica di Santa Maria e si possono ammirare i faggi secolari del Parco storico, è oggi funzionante il Centro Parco per l'Educazione Ambientale. Esso è costituito da: Centro Visitatori e annessi laboratori; Antiquarium con i reperti archeologici ostrogoti di Barra; foresteria (ricettività 50 posti) e Bar-Ristorante.

2. PIANI DI BARRA. Sede di un imponente sito fortificato realizzato dai Romani nel Tardo Impero, all'interno di un sistema difensivo approntato in area prealpina per contenere le invasioni dei Barbari. Utilizzato dagli Ostrogoti e dagli stessi incendiato e abbandonato verso il 540 dopo Cristo.

3. MUSEO ETNOGRAFICO DI CAMPORESO. Il nucleo agricolo di Camporeso, risalente al tardo medioevo, ospita la sede del Parco e il Museo Etnografico dell'Alta Brianza, dedicato agli usi e costumi di questa regione collinare nei secoli XIX e XX. Esso raccoglie attrezzi, documenti, registrazioni sonore e filmati sulla vita quotidiana delle classi popolari.

4. OSSERVATORIO ORNITOLOGICO DI COSTA PERLA. Si tratta di un grande e complesso impianto di aucupio realizzato agli inizi del '900 a scopo venatorio, per catturare gli uccelli di passo. Acquisito al demanio del parco, dal 1989 è sede di attività scientifiche e didattiche incentrate soprattutto sulle migrazioni. Costituisce il nucleo centrale della Riserva Naturale del Roccolo.

5. SANTUARIO DI SAN MICHELE. Innalzato su progetto di Attilio Arrigoni (1646-1704) nella seconda metà del Settecento e mai terminato, è un insigne esempio di architettura barocca lombarda. Urge intervenire per arrestarne il degrado. Il Santuario ha inglobato nella cripta l'antica chiesetta longobarda dedicata a San Michele, ristrutturata nel 1682.

6. RISERVA NATURALE DEL FAE'. Costituisce uno degli ambienti a maggiore naturalità del M.Barro, di cui occupa gran parte dei versanti settentrionali. Ospita interessanti esempi di foreste di faggi, aceri, tigli, frassini ed altre specie.

7. RISERVA NATURALE DELLA VETTA. Disposta a cavallo delle creste sommitali, racchiude la principale emergenza naturale del Parco, una straordinaria varietà floristica insediata su rupi calcaree, praterie prealpino-insubriche e prati magri; questa importante riserva di biodiversità ha determinato l'inserimento del M.Barro tra i principali siti europei di interesse naturalistico.

La geologia

Aprendo nuovi sentieri
che attraversano i segni limpidi
partiamo a cercare le stelle
Miei passi svegliano pietre incise

Benvenuto Lodina

Il M.Barro è un rilievo calcareo-dolomitico la cui geologia ha attirato l'attenzione di studiosi illustri, quali Antonio Stoppani e Giuseppe Nageroni; lo Stoppani in particolare ne descrisse la ricca fauna fossile triassica in una celebre pubblicazione. La geomorfologia del monte è legata sia all'ambiente carsico, sia all'abbondanza delle testimonianze sulle glaciazioni quaternarie: liscioni glaciali, morene e depositi fluvioglaciali, massi erratici; alcuni di questi ultimi presentano curiose cavità semisferiche. Secondo alcuni queste cavità sarebbero di origine artificiale, ossia dovuta all'azione dell'uomo, che in tale modo ricavava oggetti d'uso (ad es. mortai e macine) o strutture connesse allo svolgimento di riti sacri; altri autori propendono invece per una genesi naturale, secondo processi analoghi a quello che sarebbero alla base della formazione delle cosiddette marmitte dei giganti. Sta di fatto che sul monte Barro ne sono visibili alcuni tra gli esempi più eclatanti, come ad esempio il grande masso delle coppelle, un erratico di serpentino presente nell'area archeologica, e il sasso della pila, di ghiandone, situato nella porzione sommitale del monte.

La biodiversità vegetale

Per molti giorni, per molte miglia
con molte spese, per molti paesi
sono andato a vedere i monti,
sono andato a vedere il mare.
Ma a due passi da casa
quando ho aperto gli occhi
non ho visto una goccia di rugiada
sopra una spiga di grano

Tagore

Il M.Barro riveste un rilevante interesse naturalistico e scientifico anche per l'elevata diversità degli habitat presenti, che vanno dalle faggete e dai tiglio-acereti delle valli settentrionali, alle boscaglie aperte e ai boschi submeditarranei a rovere e roverella dei versanti meridionali, alle praterie primarie xeriche e prealpino-insubriche, alle sorgenti carsiche, alle rupi calcaree nelle varie esposizioni. Tutto ciò induce elevatissime presenze floristiche: il Parco del Monte Barro è infatti l'area protetta lombarda con la maggior diversità floristica, con oltre 1000 specie di piante in meno di 700ha!. Questa elevata biodiversità si concentra soprattutto sulle rupi, nei prati magri e nelle praterie insubriche: in tali ambienti, giudicati di prioritario interesse dall'Unione Europea, si contano fino a 50 specie in un solo metro quadro; inoltre, in diversi casi, si tratta di specie vegetali ai limiti delle proprie possibilità di sopravvivenza, perché ad esempio si rinvengono a quote modeste specie solitamente vegetanti a maggior altitudine, oppure si tratta di specie al limite dell'areale; particolarmente significativi sono i casi della Primula di Lombardia, Primula glaucescens, oppure dell'intero complesso delle vegetazioni endemiche ascrivibili al Caricion austroalpinae, molte delle cui specie caratteristiche vegetano sul Barro all'estremità occidentale del proprio areale distributivo. Oltre alle componenti endemiche, le praterie in discorso ospitano una quindicina di orchidee, soprattutto dei generi Orchis ed Ophrys.
Bisogna sottolineare che l'origine di queste praterie è indissolubilmente legata alle pratiche agricole tradizionali, condotte per secoli; negli anni '60 l'agricoltura tradizionale è praticamente cessata del tutto e di conseguenza il bosco e gli arbusti hanno iniziato ad invadere questi ricchi e peculiari ambienti, minacciandone concretamente la scomparsa ad un ritmo sempre più accelerato. Per questo, dal 1998, il Parco attua interventi di manutenzione straordinaria delle praterie, in particolare mediante pascolo con asini e taglio di erba, alberi ed arbusti, sotto attento controllo tecnico-scientifico: si tratta, in buona sostanza, di simulare i positivi effetti della passata gestione agricola.

L'importanza faunistica

O sole bello, quando ti levi nel cielo
uccelli e fiori elevano i loro canti

Amnophes IV° d'Egitto

Anche sotto il profilo faunistico bisogna sottolinea la notevole importanza delle praterie naturali e seminaturali del Barro: indagini ancora in corso stanno portando alla determinazione di centinaia di specie di invertebrati (soprattutto ragni ed insetti, tra cui bellissime farfalle), molti dei quali risultano nuovi per la fauna lombarda e, in qualche caso, italiana.
Sul M.Barro non mancano ulteriori presenze faunistiche di notevole significato. La presenza di un sistema carsico, con abbondanti acque sotterranee, consente la presenza di diverse interessanti specie di invertebrati sotterranei, tra cui diversi molluschi, minuscoli ma assai interessanti, e crostacei simili a gamberetti ma del tutto ciechi. I torrenti sono caratterizzati soprattutto dal Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes fulcisianus). Le numerose sorgenti disseminate nei boschi offrono molte possibilità di riproduzione per la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), mentre per facilitare la vita ad altri anfibi (quali rane, rospi e tritoni) il Parco ha realizzato stagni e laghetti.
Numerosi serpenti popolano le porzioni più assolate dei versanti e le fasce ecotonali tra il bosco e gli ambienti aperti; tra questi si segnalano la Vipera comune (Vipera aspis) ed il Saettone (Elaphe longissima).

I panorami

Il Monte Barro è un rilievo isolato e costituisce una sorta di balcone panoramico aperto a 360° sul territorio circostante.
L'interesse paesaggistico ed escursionistico del M.Barro è quindi legato soprattutto ai magnifici panorami che esso offre sulle colline della Brianza, costellata da laghi di origine glaciale, sulla valle dell'Adda, sulle Grigne, sul Resegone, sui Corni di Canzo, per finire con un'ampia porzione della Pianura Padana, bordata dalle Alpi piemontesi.
La bellezza di questi paesaggi è tale da essere da tempo riconosciuta, come scriveva Carlo Redaelli in Notizie istoriche della Brianza, Milano 1825, libro II: Nessun altro luogo del Milanese offre forse come il Montebarro vedute si estese, si variate e pittoresche, non dirò soltanto dalla più alta vetta, ma anche dal convento de' Francescani, e da altre parti. Un orizzonte interminabile s'apre tra mezzodì e ponente. Alcuni monti del Vallese, e le alpi Graje e pennine, quasi sempre coperte di neve, ci mostrano i confini d'Italia. Il monte Rosa pure superbo primeggia sopra d'ogni altra sommità.
Pare a noi che un paesista aver possa un punto di vista più singolare di quella situazione. V'ha tal godimento dei sottoposti laghi e dei poggetti che adornan le sponde del più vicino, quello d'Annone, non che dei così detti Monti di Nava, che sorgon umili poco lungi con un aspetto vicino, altrettanto variato e dolce; v'hanno tali contrasti di luce, tali varietà raccolte in breve spazio, se l'occhio non vuol pur perdersi nell'immensa veduta che si apre a ponente, da risvegliare l'artefice a produrne disegni vivacissimi. È qui che veder si deve in autunno il tramonto del sole.
Lento nell'abbandonarci mostra l'elevatezza delle Alpi Cozie, che non dovevano essere valicate mai; rende a lungo raggiante con vista sorprendente il Monteviso, e ne presenta così la forma conica e tutto in un punto poi abbandonandoci pare che dica Italia Addio. E la notte:

Rimescola i color varii infiniti,
E via gli sgombra con l'immenso lembo
Di cosa in cosa
(G. Parini, Il Vespro, vv 498-500).

Approfondimenti

A chi volesse approfondire la conoscenza del Parco del Monte Barro, suggeriamo la consultazione dei seguenti materiali:

ARSLAN E.A., BOLLA M., BROGIOLO G.P., CASTELLETTI L., DE MARCHI P.M., NOBILE I., ROFFIA E., SFRECOLA S., SOMAINI A., 1988. Scavi di Monte Barro, Comune di Galbiate - Como (1986-87). Archeologia Medievale, XV, Firenze, 1988: pp.177-252.

BROGIOLO G.P., CASTELLETTI L., 1989. Un insediamento di età gota a Monte Barro di Galbiate. Cà de sass, 105, Milano, 1989: pp.74-75.

BROGIOLO G.P., CASTELLETTI L. (a cura di), 1991. Archeologia a Monte Barro. I° Il grande edificio e le torri. Ed.Stefanoni, Lecco, 1991: pp.1-267, LXXVtavv., 1 tavola fuori testo.

BROGIOLO G.P., CASTELLETTI L. (a cura di), 2001. Archeologia a Monte Barro. II° Gli scavi 1990-97 e le ricerche al S.Martino di Lecco. Consorzio Parco Monte Barro, 2001, pp.1-409.

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CERABOLINI B., CERIANI R.M., VILLA M., Sentiero Botanico "G.Fornaciari". Consorzio Parco Monte Barro, Oggiono, 2000. Pieghevole.

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FORNASARI L., VILLA M. (a cura di), 2001. La Fauna dei Parchi Lombardi - Tutela e gestione. Regione Lombardia, 2001. CD_ROM multimediale.

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SIL VIDEOVISION, 1991 I Goti del Barro - Il Grande Edificio e le torri. VHS.

STOPPANI A., 1858-1860. Paléontologie lombarde ou description des fossiles de Lombardie. Les Pétrifications d'Esino et de Lenna (parzialmente riprodotta in G.Pinna, 1979, Il grande libro dei fossili, Rizzoli).

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